I più antichi resti di limone. La scoperta di Alessandra Celant, ricercatrice afferente al LaPArS

Carcer-Tullianum, stipe votiva di età augustea: Frammento di epicarpo (scorza), particolare al SEM (microscopio elettronico a scansione) e semi di Citrus limon (Foto A. Celant). Scala 5 mm
Giovedì 21 Luglio 2016
Carcer Tullianum, Clivo Argentario, 1, 00186 Roma

I più antichi resti di limone del Mediterraneo provengono dal cuore di Roma: erano contenuti in una piccola fossa votiva scoperta nel corso degli scavi archeologici all’interno del Carcer-Tullianum.

“Si tratta di un frammento di scorza e di alcuni semi di Citrus limon, che si sono conservati perché mummificati e parzialmente mineralizzati” spiega Alessandra Celant, ricercatrice del Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza Università di Roma, autrice della scoperta.

I resti risalgono all’età augustea, come indicano i dati archeologici, confermati dalle analisi eseguite con il metodo del radiocarbonio presso il CEDAD (Centro di Datazione e Diagnostica) dell’Università del Salento, diretto dal Prof. Lucio Calcagnile.

Insieme al limone, pianta di origine asiatica, erano conservati altri semi e frutti appartenenti a varie piante mediterranee: vite (Vitis vinifera L. subsp. sativa Hegi), fico (Ficus carica L.), ulivo (Olea europaea L.), nocciòlo (Corylus avellana L.) e corniolo (Cornus mas L.).

La fossetta votiva conteneva anche altri resti di offerte, come ossa di maiale (Sus domesticus Erx.) e di caprovini (Ovis vel Capra), studiate dalla Dr.ssa Claudia Minniti, del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, e due vertebre di spigola (Dicentrarchus labrax L.), identificate dal Dr. Patrice Méniel del CNRS, Francia.

In base all’’età degli animali e alla stagionalità dei frutti, che maturano tra settembre e novembre, è stato possibile stabilire che la deposizione rituale avvenne in autunno.

Originariamente parte del Foro Romano, il Carcer-Tullianum (http://archeoroma.beniculturali.it/risorse-multimediali/carcer-tullianum), chiamato anche Mamertino, si trova oggi al di sotto della chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami (XVI -XVII secolo). Fino al V secolo d.C. fu usato per rinchiudervi i nemici pubblici dello Stato Romano, in attesa di essere giustiziati. Tuttavia, fin dall'inizio dell'età repubblicana (V-IV a.C.), il luogo aveva una funzione sacrale, incentrata sulla fonte sotterranea che ancora sgorga all'interno.

Le ricerche archeologiche nel Carcer sono state condotte sotto la direzione scientifica della Dr.ssa Patrizia Fortini. L’allestimento museale, inaugurato il 13 luglio 2016 dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area Archeologica Centrale di Roma, è accessibile al pubblico dal 21 luglio 2016.